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Il castello detto dei "Ciucioi"- Lavis
 


Sovrastante la piazza Loreto e il borgo detto degli "Spiazzi", si ergeva - oltre 150 anni fa - maestoso e imponente il giardino "romantico" con il castello detto dei "Ciucioi". Era abbarbicato alle pendici del Doss Paion, e comprendeva ben tre torri legate insieme da un porticato caratteristico a grandi archi, il tutto costruito con pietre faccia a vista, trasportate anche dal vicino torrente Avisio, che allora scorreva impetuoso nelle sue vicinanze. La costruzione era definita un misto tra il gotico e l'orientale; comprendeva numerosi frontoni, pinnacoli di forma strana, porte e finestre di varie fogge e un bel balcone - tipo belvedere - sorretto da colonne più o meno artistiche . Tutt'intorno c'erano altri edifici minori, sparsi qua e là, un ampio loggiato con archi, torri con i relativi merli, il tutto sormontato da rosoni strani che creavano il vero ambiente leggendario e contribuivano ad arricchire la fantasia di tutti i visitatori che vi entravano. Tutto il complesso era poi come intarsiato fra le rupi scoscese che scendevano degradando dal Paion e circondato a destra e a manca da serre e terrazze d'ogni forma e dimensione. Autore di questa vera e propria "fantasticheria" era stato Tomaso Bortolotti lavisano purosangue, nato nel 1796 e morto nel 1872, in seguito a una banale caduta durante un furioso temporale mentre stava chiudendo i finestroni delle serre che attorniavano il suo maniero. Sognatore inguaribile, aveva speso nella

costruzione tutti i suoi averi, oltre sessantamila fiorini e nella sua fantasia si dice volesse forse far rivivere il castelliere, rievocarne le gesta, i fatti d'arme, le dame con i cavalieri di ventura. Alti fusti circondavano tutto il pittoresco insieme: cipressi, abeti e pini, facevano da corona ad altre magnifiche piante rare ed esotiche, custodite preziosamente nelle serre. Si potevano trovare palme, aranci, limoni, magnolie, datteri, nespoli giapponesi ed erbe aromatiche d'ogni qualità e specie. Era insomma un vero e classico giardino romantico a stretto contatto con la natura che, unito al castello, dava quel senso di vero fantastico e selvaggio insieme. Passarono gli anni, e tutto il complesso subì gravissimi danni nel corso della prima guerra mondiale, molte grotte e camminamenti vennero murati anche per evitare pericoli e incidenti. Oggi la sua fisionomia non è certo più quella di una volta, le rovine si sono moltiplicate e tutto pian piano, va scomparendo inesorabilmente. Ora quel poco che è rimasto è stato inghiottito dalla vegetazione selvaggia. Sopra le rovine del castello, tra le rupi e gli anfratti rocciosi, vive come un ricordo ormai lontano solamente la leggenda. Si racconta infatti che nelle lunghe notti di tregenda, i nonni seduti con i nipotini accanto al camino, erano soliti iniziare così la storia dei Ciucioi: " ... La sera, quando la giornata ormai declina, tra quelle forre selvagge e le torri con i merli verso il cielo, incomincia la sua cantilena anche il vento.


Sibilando si insinua tra quelle fessure, ululando si espande rumorosamente tra le grosse crepe del fantastico castello. Sembra quasi stesse inseguendo qualcosa, qualcuno che non è più ritornato in quei posti leggendari. C'è anche chi dice di aver udito, tra un sibilo e l'altro, come un richiamo lontano; e, nelle notti di luna piena, i più fortunati hanno potuto anche ammirare una sagoma inconfondibile camminare sui verdi sentieri che costeggiano il castello. C'è chi asserisce che la figura aveva le sembianze di una giovane e leggiadra fanciulla, dai lunghi capelli e da un magnifico vestito nel quale erano riflesse le stelle. Era la bella principessa dei Ciucioi, la principessa innamorata del castellano. E quando il turbinio rabbioso del vento si placa e il suo ululato si affievolisce, gli antichi merli delle torri e gli incavi rocciosi iniziano il loro meritato riposo. Solamente le cime degli alti fusti, dei cedri e degli abeti, ondeggiano ancora timidamente e sommessamente, quasi accompagnati da una musica che va pian piano spegnendosi. Solo allora nella pace della zona, tra il biancore e il ricamo della costruzione, incornicia ad aleggiare solamente la leggenda ... ". La storia dei "Ciucioi", che si è tramandata di padre in figlio e che rimane ancora oggi, significa che a Lavis, in quei tempi, era bello anche sognare e fantasticare ... E recentemente, i

"Ciucioi" sono divenuti importanti anche all'esterno di Lavis. Sono entrati addirittura in una tesi di laurea vera e propria, presentata da una giovane architetto trentina. Si tratta di un grande e fantasioso "progetto" di restauro completo, definito una "follia" nel vero senso della parola. Infatti il "progetto" dell' architetto Cristina Raffaelli, mantiene inalterato lo spirito della struttura, e prevede un restauro completo di tutto quanto, introducendo nuovi elementi tali da rendere i "Ciucioi" utilizzabili pubblicamente sia come testimonianza storica ma anche come zona verde. E' prevista perfino una rampa elicoidale per raccordare tutti i piani e l' acqua per le nuove piante, molti i gelsi. Esposizioni poi nei vari piani del castello, con rimembranze storiche ed architettoniche. Sarà una nuova "follia" ...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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